L’olivicoltura in Italia è certamente uno dei settori agricoli più praticati, studiati e seguiti a livello economico. Questo perché viviamo in uno dei paesi in cui la produzione di olio d’oliva è la più imponente del mondo, insieme a Spagna e Grecia.
A differenza di questi ultimi due, però, abbiamo un clima meno favorevole alla coltivazione dell’ulivo, soprattutto per quanto riguarda le aree del Centro-Nord e del Nord Italia. Ciò comporta un maggior rischio di attacco da parte di insetti parassiti dell’ulivo.
Basta davvero poco per perdere la produzione annua, nel caso in cui si possa verificare qualche avversità. Per tale motivo è bene conoscere a fondo quali sono i fattori che possono recare danno ai nostri ulivi e quali possano essere le soluzioni preventive e i trattamenti da mettere in campo per proteggersi.
Tra le avversità hanno un peso considerevole gli insetti parassiti dell’ulivo, che spesso sono anche vettori di malattie. Conosciamoli insieme e vediamo quali possono essere i metodi biologici per eliminarli e proteggere l’uliveto dagli insetti nocivi.
Mosca dell’olivo (dacus oleae)
La mosca dacus oleae è certamente l’agente di danno più conosciuto e più pericoloso tra gli insetti parassiti dell’ulivo. Chiunque coltivi olive ricorderà le terribili annate del 2013 e del 2014, umide e piovose, dove la mosca riuscì a distruggere circa il 40% della produzione italiana di olivo d’oliva.
La mosca dell’olivo ha delle sembianze molto simili a quelle della mosca comune. Il suo corpo ha un colore bruno-dorato, gli occhi sono verdi e hanno riflessi metallici.
Condizioni favorevoli all’insetto
Questo imenottero, dacus oleae, è “cugino” della mosca della frutta, è presente in quasi tutti gli uliveti italiani, sono le condizioni climatiche stagionali a fare da ago della bilancia e a permettere all’insetto di proliferare più o meno considerevolmente.
Le intense piogge e l’alta umidità relativa rientrano tra le condizioni ambientali favorevoli alla sua comparsa e quindi aumentano la possibilità che il parassita possa attaccare in modo significativo i nostri ulivi.
Danni della mosca alle olive
La femmina adulta esegue un foro nell’oliva per deporre le uova. Da queste, dopo qualche giorno, nascono delle larve che, prima di diventare adulti, si cibano della polpa dell’oliva dall’interno.
Dalle olive così danneggiate viene prodotto un olio scadente, non commestibile e ovviamente non vendibile. Acido e dal sapore maleodorante.
Lotta biologica alla dacus oleae
Le tecniche di lotta contro la mosca dell’olivo sono ben conosciute, ci sono vari metodi e molte teorie su come evitare danni all’uliveto. In questa sede cerchiamo di metterne assieme il più possibile, selezionando sempre e solo i rimedi consentiti in agricoltura biologica.
Prima di tutto è importante un monitoraggio e, in olivicoltura professionale una statistica della popolazione, volta a individuare la soglia di danno in cui le spese di intervento per fare trattamenti contro la mosca sono giustificate. Quando le mosche fanno danni marginali non vale la pena impiegare tempo e prodotti per fronteggiarla.
Solitamente si effettua il monitoraggio della popolazione applicando delle trappole, cromatiche, alimentari o sessuali. Catturando gli individui l’olivicoltore può comprendere l’espansione della mosca in quell’ambiente. Ne devono essere applicate 2-3 per ogni ettaro di uliveto omogeneo.
Altro ramo d’azione fondamentale sono i mezzi preventivi. Tra questi ricordiamo il taglio dell’erba sotto chioma, per ridurre l’umidità, la corretta potatura, per arieggiare la chioma, un’aratura poco profonda, circa 10 cm, durante i mesi freddi volta a interrompere il ciclo biologico della mosca in inverno.
Come barriera all’insetto si può intervenire anche con polveri di roccia, come per esempio Zeolite, Caolino e Cabasite, o addirittura con calce da muratura. Questi, mescolati in acqua e spruzzati sulle piante, creano una patina protettiva che impedisce alle femmine di forare le olive.
Per quanto riguarda i trattamenti insetticidi, invece, a livello biologico il prodotto più utilizzato è certamente lo Spinosad.
Le già citate trappole si possono anche applicare per catture massali, con lo scopo di intercettare molti individui. Il sistema alimentare Tap Trap in questo è un metodo adatto a contesti di dimensione medio piccola. L’esca per catturare la mosca si prepara usando ammoniaca liquida e scarti di pesce crudo.
Tignola dell’olivo (Prays oleae)
Anche la tignola è uno degli insetti parassiti dell’ulivo più comuni e più pericolosi. Si tratta di un lepidottero, quindi una farfalla, di piccole dimensioni. Il suo corpo è lungo circa 8 mm ed ha un colore nocciola chiaro.
Il danno è molto simile a quello provocato dalla tignola della vite nella vigna. Le responsabili sono le larve dell’insetto, che si cibano delle parti vegetali dei fiori, dei frutti e delle foglie.
In particolare, l’attacco di tignola nell’uliveto è pericoloso quando le larve danneggiano le olive ancora piccole, ossia quando hanno dimensioni che si aggirano intorno ai 5 mm di diametro.
Le soluzioni per prevenirla ed eliminarla in agricoltura biologica sono le stesse di quelle descritte per la mosca dell’olivo. In aggiunta, si ricorda anche l’efficacia dell’olio bianco e dell’olio di Neem.
La trappola alimentare Tap Trap si può attuare anche sulle tignole, ma cambiando l’esca: per attrarre la tignola si può usare vino addolcito con zucchero, chiodi di garofano e cannella.
Per quanto riguarda invece i nemici naturali, in grado di predare questo insetto, si ricordano: Rincoti antocoridi, Ditteri sirfidi, Neurotteri crisopidi, l’Imenottero calcidoideo e gli Imenotteri braconidi.
Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae)
Molto buffo come nome, vero? Eppure anche questo insetto è molto comune tra tutti gli insetti dannosi all’ulivo e provoca seri danni. Il nome è dovuto alla sua particolare forma, nonché al suo colore. Il corpo di questo piccolo parassita, ha la grandezza proprio di mezzo grano di pepe ed una colorazione nera intensa.
Questa cocciniglia si nasconde sulla pagina inferiore delle foglie di ulivo e si ciba proprio delle fogli, oltre che dei giovani rametti, riducendo così l’attività fotosintetica della pianta e quindi la produzione di olive.
Oltre a ciò la saissetia oleae produce anche melata che andrà ad asfissiare gli stomi e tutte gli apparati respiratori della pianta stessa. L’olivo colpito da un attacco intenso di cocciniglia mezzo grano di pepe tende dapprima a ridurre la produzione, poi a seccare.
Le soluzioni biologiche sono molto semplici. In caso di poche piante, è possibile eliminare la cocciniglia tramite pulizia manuale per mezzo di un panno in microfibra asciutto.
Nel caso si abbia un uliveto, i prodotti più utilizzati e più efficienti sono l’olio di Neem e il sapone di Marsiglia diluito in acqua. Entrambi devono essere spruzzati in modo da colpire la pagina inferiore delle foglie, cioè dove si nasconde la cocciniglia mezzo grano di pepe.
Cocciniglia cotonosa dell’olivo (Lichtensia viburni)
Anche in questo caso, il nome già descrive le caratteristiche fisiche dell’insetto. La cocciniglia cotonosa, infatti, molto comune in tutta Italia, ha un corpo ricoperto da una sostanza che ricorda il cotone, bianco e ceroso.
Come la mezzo grano di pepe anche questa cocciniglia si nasconde sotto le foglie, nella pagina inferiore. I danni sono provocati sia dall’attività di alimentazione degli individui sia dalla produzione di melata.
I metodi di intervento sono gli stessi appena descritti per la cocciniglia mezzo grano di pepe.
Tripide dell’olivo (Liothrips oleae)
Si tratta di un piccolo insetto, lungo circa 3 mm. Il tripide ha il corpo nero, lucido, di forma allungata.
Il tripide dell’olivo si ciba di germogli, di foglie, di fiori e di frutticini, provocando addirittura la cascola delle piccole olive. I germogli colpiti si sviluppano difficilmente, le foglie si deformano e i fiori abortiscono.
È molto comune in tutta la zona del Mediterraneo ed è quindi presenti in tutti gli uliveti.
La soluzione più efficiente è certamente il Bacillus thuringiensis, ma, in caso di poche piante, può essere sufficiente anche l’applicazione di olio bianco o dell’olio di Neem.
Fleotribo (Phloeotribus scarabaeoides)
Il fleotribo è un insetto piccolissimo: è lungo circa 2 mm, difficile da vedere ma assai presente in molte aree olivicole italiane.
Ha un colore nero intenso e, da adulto, scava gallerie all’ascella dei rami per alimentarsi del legno della pianta. I rametti colpiti stentano a svilupparsi, riducono o annullano la produzione di olive e possono seccare rapidamente.
Non esistono prodotti capaci di eliminarlo, pertanto ci si avvale solamente di tecniche agronomiche finalizzate alla prevenzione. Queste possono consistere in:
- Eliminazione dei rami colpiti, tagliando e bruciandoli subito dopo;
- Lasciare i rami e i polloni, tagliati durante la potatura, nei pressi della pianta: questi vengono definiti “rami esca” in quanto attirano l’insetto che, quindi, non attaccherà i nostri ulivi.
Autore dell’articolo dott.Francesco Giannetti, consulente agricolo.
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