Come riconoscere la malattia
Non è difficile riconoscere i sintomi del corineo delle drupacee, quando questo fungo colpisce una pianta si manifesta esteriormente con evidenti segni della sua presenza che possiamo notare su foglie, fiori e rami. Il nome “impallinatura” è già descrittivo di quello che vedremo in presenza della malattia.
Nel frutteto biologico è molto importante saper diagnosticare la presenza del problema per tempo: solo un intervento tempestivo può evitare il diffondersi della patologia.
I danni provocati dal corineo
Il corineo colpisce prevalentemente le piante drupacee ovvero ciliegio, pesco, albicocco, mandorlo e susino. Gli alberi colpiti vengono indeboliti, la pianta perde molte energie per la distruzione delle foglie. Quando l’infezione si diffonde resta danneggiato anche il raccolto: la vaiolatura può provocare la caduta anticipata dei frutti oppure rovinarli formando tacche sulla buccia e nella polpa.
Le foglie impallinate: macchie tonde
Questa malattia si riconosce facilmente soprattutto guardando le foglie della pianta, dove si manifesta in piccole macchie di forma tonda. Le macchie circolari sono di dimensione ridotta, uno o due millimetri di diametro, in genere hanno aloni di color viola o rossiccio, con il centro più bruno. La macchia col tempo si secca fino a bucherellare il tessuto fogliare. Da questa foratura viene il nome di impallinatura del pesco o delle drupacee.
La malattia su rami e frutti
Questa vaiolatura di origine funginea non si limita a intaccare la foglie, la possiamo notare anche sui rami, dove provoca lesioni che trasudano una linfa viscosa e gommata. Purtroppo la malattia colpisce anche il frutto (pesche, prugne, ciliegie, albicocche) che possono mostrare bozzature tonde di color marrone o rossiccio, simili a quelle viste sulle foglie. compromettendo il raccolto.
La prevenzione: come evitare il corineo
L’agricoltura biologica non offre facili soluzioni al corineo delle drupacee, per combattere questa patologia nel frutteto bisogna soprattutto agire per prevenzione, creando l’ambiente adatto perché le spore di Stigmina Carpophila non proliferino.
Il fungo attacca la pianta quando convivono due condizioni: un’elevata umidità e temperature basse o moderate (tra i 5 e i 25 gradi). I momenti più rischiosi sono quindi i mesi invernali e primaverili, in particolare durante periodi di forti piogge. Il caldo estivo e il gelo invece bloccano l’attività del corineo.
Una prima forma di prevenzione è curare sempre che il terreno del frutteto sia ben drenante e non si formino ristagni d’acqua in prossimità degli alberi.
In secondo luogo bisogna fare attenzione a non eccedere nelle irrigazioni, oltre a evitare di spruzzare direttamente sulla chioma della pianta: è importante bagnare solo il terreno circostante al fusto.
Terza precauzione contro l’impallinatura delle drupacee è di non eccedere con concimazioni azotate. Un buon quantitativo di azoto favorisce la proliferazione della malattia.
Lotta biologica a questa malattia
Il primo importante intervento da fare per contrastare il corineo delle drupacee è tagliare tutti i rami infetti ed eliminarli bruciandoli, in modo da fermare l’espansione delle spore. Sembra un’azione banale e scontata ma è spesso risolutiva, in particolare se si effettua quando la diffusione della malattia è appena iniziata.
Per chi vuole effettuare una coltivazione del frutteto completamente naturale l’azione di lotta al corineo si ferma praticamente qui, oltre alle già citate buone pratiche di prevenzione.
Quali trattamenti effettuare
Volendo ricorrere a trattamenti fungicidi bisogna scegliere prodotti rameici consentiti in agricoltura biologica, come la poltiglia bordolese oppure ossicloruro di rame. Questo evita di avvelenare il suolo e l’albero con sostanze chimiche di sintesi. Il trattamento contro il corineo si effettua a inizio primavera, con la ripresa vegetativa, quindi tra febbraio o inizio marzo. All’occorrenza si può anche trattare in autunno alla caduta delle foglie, per cui nel mese di novembre.
Pur essendo il rame un prodotto consentito nel frutteto biologico consiglio di evitarlo quanto possibile, perché è comunque una sostanza tossica che resta a lungo nell’ambiente. Non si devono mai effettuare trattamenti nel periodo di fioritura della pianta, anche perché si rischierebbe di danneggiare le api.
Se si vogliono fare trattamenti naturali si può spruzzare del decotto di equiseto, pianta spontanea ricca di silicio, che ha un buon effetto nel contrastare i funghi, oppure provare con il macerato d’aglio, sono però pratiche preventive più che curative.
Buongiorno a tutti vorrei un consiglio ho una pianta di pugno che soffre molto la malattia del corneo vorrei sapere da un esperto dove si trova o luoghi dove cresce facilmente l’ecquiseto grazie
L’equiseto cresce spontaneo in luoghi abbastanza umidi. Spesso lo si trova nei dintorni dei corsi d’acqua. Un’altro ottimo corroborante è la propoli.
I frutti si possono mangiare comunque?