Impariamo a potare il susino: qui di seguito vedremo alcuni criteri utili per prendersi cura di questa pianta da frutto con un taglio annuale volto a dare equilibrio alla produzione e a riordinare un po’ la struttura della pianta. Citiamo anche la potatura di allevamento, che è quella volta a dare la forma al nostro susino, in genere allevato a vaso.
Esistono due tipi di piante di susino da frutto che possiamo coltivare nel nostro frutteto: il susino europeo (prunus domestica) e il susino cino giapponese (prunus salicina). Il susino europeo produce le prugne, frutti di forma ovale, mentre quello cino giapponese le susine vere e proprie, che sono in genere tonde.
Le due piante seppur simili hanno differenti esigenze e caratteristiche, e differiscono un poco anche nella formazione delle gemme e quindi nella fruttificazione. Per questo motivo è importante cominciare questa nostra piccola guida alla potatura del prugno distinguendo i due tipi di albero, spesso erroneamente accomunati. Vedremo sia i punti in comune che le differenze di approccio.
La potatura del susino
Una prima parte del lavoro di potatura è comune praticamente a tutte le specie di albero da frutta: si tratta di disciplinare la chioma eliminando i rami che puntano in verticale oppure verso l’interno, in particolare i succhioni. Questi rami non sono produttivi e la loro presenza rappresenta uno spreco di risorse, inoltre rubano luce e vanno ad incrociarsi con parti di pianta più interessanti a scopo fruttifero.
Togliamo anche eventuali rami malati o secchi.
Dopo questa prima pulizia andiamo ad occuparci della potatura vera e propria, per farlo dobbiamo saper identificare quali saranno i rami fruttiferi della pianta. Il susino fruttifica su tre tipi di rami: i rami misti, i brindilli e i dardi fioriferi (mazzetti di maggio). A chi non ha familiarità con questi termini consiglio di leggere l’articolo sui tipi di ramo, dove troverà un riepilogo sintetico. Ogni varietà di susino può avere una tendenza a privilegiare uno di questi tipi di ramo per fare fiori e frutti, il nostro compito è osservare imparando a conoscere gli alberi che coltiviamo e col tempo a prevedere dove arriveranno i frutti.
Decidiamo ora quali rami tagliare e quali raccorciare. Qualche criterio:
- Eliminiamo alcuni rami fruttiferi selezionando un poco per equilibrare la produttività della pianta e limitare il fenomeno dell’alternanza produttiva tra un anno e l’altro. Ovviamente togliamo i rami che si posizionano male (quelli che tendono al centro o che si incastrano con altri).
- Valutiamo quanti rami da vegetazione (rami a legno) sono presenti ed eventualmente selezioniamoli, ricordandoci di non toglierne troppi. Se esageriamo andiamo a incentivare la produzione di altri rami a legno.
- Raccorciamo i rami misti di età superiore all’anno, tagliando sopra la gemma (taglio di ritorno), lasciamo invece quelli di un anno, che andranno poi a formare mazzetti di maggio o brindilli.
Oltre alla fruttificazione dobbiamo fare attenzione ad altri due obiettivi della potatura: contenere la dimensione della pianta e curarne la forma, quest’ultimo aspetto importante soprattutto per chi tiene un susino in giardino e ha quindi anche aspettative estetiche. I tagli di contenimento si effettuano con i già citati tagli di ritorno, dobbiamo inoltre valutare la struttura di branche, evitando che si formino rami principali troppo pronunciati.
Ho concluso le indicazioni che ritengo utili per imparare a potare un susino, purtroppo sono solo linee guida generali, visto che ogni pianta ha le sue peculiarità. Si tratta comunque di un buon punto di partenza, utile per avere qualche nozione basilare per cominciare il lavoro e farsi poi la giusta esperienza. Prima di passare a dare qualche cenno anche su periodo e potatura di allevamento, annotiamoci anche qualche peculiarità delle due famiglie di susini: il cino giapponese e l’europeo.
Potare il susino cino giapponese
La caratteristica più rilevante del susino cino giapponese ai fini della potatura è l’abbondante produzione di gemme: si tratta di una pianta che fruttifica molto ogni anno.
Questo significa che potando ci si può permettere maggiormente di eliminare alcuni rami da frutto, scegliendo quelli peggio posizionati: in questo modo equilibriamo meglio il rapporto tra produzione e vegetazione.
In estate poi potrebbe essere utile diradare i frutti ancora piccoli, selezionandoli e staccando dai rami le susine acerbe in sovrannumero. In questo modo le risorse dell’albero si concentrano sulle susine che restano sui rami, migliorando pezzatura e qualità del raccolto.
Il susino cino giapponese tende anche a svilupparsi maggiormente lateralmente, allargandosi e aprendosi. Ricordiamoci di valutare sempre la stabilità delle branche, in particolare in frutteti esposti a forte vento.
Potatura del susino europeo
Rispetto al cino giapponese il pruno europeo è meno esuberante nella fioritura, questo non significa che non ci sia da valutare un diradamento dei rami fruttiferi o in seguito una selezione dei frutticini in maturazione, in genere però si interviene meno in questo senso.
Il portamento della pianta tende in genere ad esser più verticale, ai fini di una comodità di raccolta potrebbe esser necessario contenere con tagli di ritorno l’altezza dell’albero.
Quando potare il prugno
Il giusto periodo per la potatura del pesco dipende dalle operazioni da effettuare. In genere si eseguono i tagli verdi (eliminazione dei polloni e dei succhioni, diradamenti nella chioma) durante l’estate. Questa potatura varia molto in base al clima della zona e può avvenire da giungo a luglio.
La potatura invernale invece si realizza a partire da ottobre e comunque dopo il raccolto. L’ideale è farla nei mesi di gennaio e febbraio, evitando momenti di freddo intenso o molto umidi. Dove a inizio anno fa molto freddo si anticipa il taglio a novembre, allo stesso modo chi ha un pescheto con molte piante e non riesce a far tutto a febbraio deve iniziare prima.
La potatura di allevamento
La potatura dei primi tre o quattro anni è completamente differente da quella che si esegue poi per tenere equilibrata e ordinata la chioma, visto che ha il compito di plasmare la forma dell’albero.
In genere il susino viene allevato a vaso, per cui si dovrà cimare il fusto e far sviluppare le branche laterali. Possiamo approfondire leggendo l’articolo dedicato appunto all’allevamento a vaso degli alberi fruttiferi.
Quando potare il susino
Il periodo adatto di potatura del susino è lo stesso della maggior parte degli alberi da frutto: la stagione del riposo vegetativo, per cui da novembre a fine febbraio. Per non sottoporre le parti tagliate al gelo conviene se possibile intervenire a febbraio, in particolare se il susino è cino giapponese, specie meno rustica rispetto al prunus domestica.
Faremo quindi un intervento annuale di taglio dei rami, ma l’eliminazioni di rami vecchi o malati, come anche di succhioni, si può fare anche in altri periodi dell’anno. D’estate poi valutiamo se diradare le prugne in maturazione, operazione assimilabile al potare.
Gestire il susino nel frutteto
Il prugno non richiede solo la potatura: prendersi cura di una pianta prevede saper prevenire e contrastare malattie e attacchi di parassiti, concimare regolarmente e intervenire con irrigazioni al bisogno. Su Frutteto Biologico impareremo a gestire il susino nel migliore dei modi, con metodi naturali.
Un taglio fatto bene
Tagliando si produce una ferita alla pianta. Come un chirurgo che effettua un’operazione anche chi pota deve avere strumenti puliti e affilati, procedendo con un taglio netto e preciso, può essere utile leggere la guida alla scelta degli attrezzi. Quest’accortezza previene molti problemi e malattie che possono affliggere l’albero.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!