Il pesco è uno dei più importanti alberi da frutto, molto coltivato a livello professionale in Emilia Romagna, Campania e Veneto, ma diffuso nei frutteti familiari di tutta Italia . La pianta del pesco (prunus persica) è originaria della Cina, da secoli è stata introdotta in Europa passando probabilmente per la Persia. Sembra che l’albero debba il suo nome proprio all’origine persiana dei primi frutti arrivati in Europa. Fa parte della famiglia delle rosacee come la gran parte delle piante da frutto, viene classificata tra le drupacee (come albicocco, ciliegio e mandorlo).
Esistono moltissime varietà di pesca, ma possiamo suddividerle in quattro tipi: la pesca vera e propria (con buccia vellutata), la pesca noce o nettarina e la percocca, dalla polpa molto soda e quasi croccante, la platicarpa o tabacchiera, dolcissima e dalla caratteristica forma schiacciata.
Come si coltiva il pesco
Dove e come piantare
Perché la coltivazione abbia successo è importante scegliere il posto giusto in cui impiantare il pescheto e mettere a dimora con cura le giovani piantine.
Esigenze pedoclimatiche
Il pesco ama climi miti, che però presentino un inverno abbastanza freddo e teme le gelate tardive in primavera: possono provocare la cascola dei fiori e compromettere il raccolto. Cerca un terreno sciolto e drenante, mentre una terra argillosa o calcarea lo mette in difficoltà e richiede particolare attenzione nella scelta del portinnesto.
Scegliere varietà e portinnesto
Portinnesto. La scelta del portinnesto è fondamentale per determinare l’adattabilità della pianta a diversi terreni e condizioni climatiche, si può approfondire leggendo il focus sui portinnesti del pesco. I più utilizzati sono il franco da seme e il GF667. Il portinnesto più tradizionale è il franco, che è anche uno dei più vigorosi. Vari portinnesti derivano da susino, ad esempio il portinnesto Saint Julien, ne esistono due varianti: il San Giuliano 1 ha media vigoria, il San Giuliano 2 è particolarmente vigoroso. Il pesco GF667 è un ibrido naturale tra pesco e mandorlo, questo portinnesto rende bene in contesti di siccità.
Varietà. Oltre a distinguere pesche, pesche noci, platicarpe e percoche possiamo dividere questi frutti in base al colore della polpa (pesche bianche, pesche gialle, oppure a polpa rossa), alla loro forma e dimensione, alla precocità di maturazione. Le varietà di pesca sono troppe per stare a elencarle in questa sede, dovendo scegliere la varietà da coltivare è meglio tener conto della resistenza a parassiti e malattie. In genere le varietà antiche, che erano coltivate quando non si conoscevano molti antiparassitari, sono le più indicate per il frutteto biologico.
Mettere l’alberello a dimora
Periodo. Per mettere a dimora la pianta di pesco il momento migliore è tra ottobre e novembre, con l’inizio del periodo di riposo della pianta. Se non si riuscisse in autunno l’operazione si può fare anche a dicembre, febbraio e marzo.
Come mettere a dimora il pesco. L’impianto di un alberello di pesche si attua scavando una buca di circa 60 cm di diametro e profondità. In fase di piantagione conviene predisporre una concimazione di fondo che metta a disposizione della giovane pianta le prime sostanze nutritive, si deve poi annaffiare molto spesso fino al radicamento. Per approfondire si può leggere la guida su come piantare un pesco, in cui si spiega ogni accortezza da avere nell’operazione.
La potatura nel pescheto
Il lavoro di potatura è fondamentale perché la pianta cresca ordinata e produttiva, ma anche per prevenire le malattie fungine garantendo luce e areazione alla chioma.
Forme di allevamento del pesco
Il tipo di allevamento più utilizzato per l’albero di pesco è il tradizionale vaso, nel frutteto professionale si fanno anche filari “bidimensionali”, generalmente a palmetta o a fusetto.
Potature
Il pesco si pota in genere due volte all’anno: durante l’estate si attua la potatura verde, tagliando tutte quelle parti improduttive che si sviluppano durante l’estate, durante l’inverno si interviene con maggior vigore, con la potatura di produzione. Per spiegare meglio i criteri guida in queste operazioni si rimanda alla lettura di come potare il pesco. Nei primi anni è anche d’obbligo una potatura di formazione che assicuri all’albero la corretta conformazione.
Problemi dell’albero di pesche
Le malattie del pesco
L’albero di pesche è abbastanza cagionevole ed è soggetto a diverse malattie. Le più nocive sono la bolla del pesco, l’oidio, il tumore radicale e la vaiolatura.
Esaminare ogni malattia nel dettaglio è utile a imparare a riconoscerla e sapere come rimediare con metodo biologico, ricordando che la miglior difesa resta sempre la prevenzione.
Gli insetti
I parassiti che possono colpire la pianta di pesco sono diversi, ricordiamo la cocciniglia bianca, la tignola orientale del pesco (cidia molesta), l’afide verde, il coleottero scolitide del pesco, il ragnetto rosso, la drosophila suzukii, l’anarsia del pesco, la mosca della frutta.
Man mano vedremo nel dettagli le diverse problematiche, con un articolo dedicato a ogni minaccia.
Coltivazione
Il pesco è una pianta abbastanza delicata, anche se molto è determinato dal portinnesto, bisogna avere cura che abbia acqua e sostanze nutritive a disposizione ed evitare ristagni idrici.
Fabbisogno nutritivo
Come tutte le piante il pesco ha bisogno dei tre principali elementi nutritivi: fosforo, azoto e potassio, che vanno apportati con regolari concimazioni. In particolare interventi di potatura importanti comportano un maggior fabbisogno di nutrimenti. Oltre ai fondamentali anche ferro e calcio sono sostanze molto importanti per la pianta di pesche, la mancanza può dare problemi che si evidenziano su foglie e frutti.
Fabbisogno idrico
Non è possibile dare indicazioni univoche sulle quantità di irrigazioni richieste da una pianta di pesco. Il portinnesto scelto influisce molto sul fabbisogno di acqua della pianta, oltre ovviamente al clima e alla capacità del terreno di mantenere l’umidità. La pacciamatura può aiutare a irrigare meno spesso Un impianto a goccia può essere utile al pescheto, in particolare dove il clima è caldo e secco. Se le piante adulte possono spesso fare a meno di interventi irrigui quelle giovani vanno bagnate regolarmente.
Diradare i frutti
Il pesco è un albero che produce molto e ad anni alterni, può essere utile ridurre la quantità di frutti sui rami quando ancora sono poco sviluppati. In questo modo la pianta può concentrare i suoi sforzi su un numero corretto di pesche, migliorandone qualità e aumentando la pezzatura. I frutticini si diradano quando sono ancora piccoli, di solito a fine primavera. Per prima cosa si selezionano quelli malformati, in secondo luogo si diradano staccando le pesche in modo che abbiano spazio, di solito si calcolano 8/10 centimetri tra una pesca e l’altra, con la cura di non lasciare molti frutti a sovraccaricare rami esili.
Il momento di raccogliere
La raccolta è sempre una grande soddisfazione, quando si stacca dall’albero una bella pesca ben matura, dolce e profumata. Per capire quando il frutto è maturo gli indicatori sono vari: si può valutare a occhio il colore della buccia e la dimensione, che devono essere coerenti con le aspettative della varietà coltivata. Il modo migliore per accertarsi che la pesca sia pronta da cogliere è saggiarla con le mani e sentire se è morbida.
Il periodo di raccolta sul pesco inizia a maggio e può arrivare fino a settembre, quindi parliamo di un frutto estivo. La scelta del portinnesto e della varietà, oltre al clima della zona e all’esposizione solare dell’albero, sono i fattori che determinano il momento di maturazione.
Utilizzo delle pesche
Le pesche noci sono un frutto che viene prevalentemente mangiato fresco, mentre le pesche a buccia pelosa e soprattutto le percoche vengono spesso trasformate. Con questo tipo di frutta si possono fare succhi e marmellate, oltre alle famose pesche sciroppate.
In cucina si prestano bene a svariati tipi di dolci, segnalo in particolare le buonissime pesche ripiene: il frutto viene tagliato a metà e dove c’è il nocciolo si mette un ripieno formato da cacao e amaretti, passando in forno il tutto.
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